Siamo stati a Venezia. Ve lo diciamo subito, non volevamo andarci. Perché entrambi c’eravamo stati separatamente in gioventù e ad entrambi questa città aveva lasciato un brutto ricordo: folle sterminate di turisti ovunque. Ogni calle, ponte, piazza di Venezia ce la ricordavamo stipata di persone, restituendoci un’immagine da “Disneyland” del turismo, che è proprio il contrario di quello che noi cerchiamo .
Invece, stavolta eravamo soli. Oddio, proprio soli no, ma stavamo belli larghi. Se volete provare questa sensazione più unica che rara, dovete aspettare che si verifichino di nuovo queste tre condizioni:
1. la bassa stagione (ci siamo stati a gennaio)
2. una diffusa ansia da contagio da Coronavirus, che ha svuotato gli hotel
3. il disinnesco di una bomba della seconda guerra mondiale trovata a Marghera, che ha provocato il blocco dei treni in entrata ed uscita da Venezia per mezza giornata.
Se per caso, quando deciderete di visitare la città, le opzioni 2 e 3 non saranno disponibili, l’opzione 1, unita alla visita della città anche e soprattutto nelle sue vie e quartieri meno centrali, vi darà comunque grosse soddisfazioni.
Ma veniamo al motivo per il quale siamo voluti andare a Venezia: i bàcari. Un bàcaro è forse la cosa più simile ad un tapas bar spagnolo che abbiamo in Italia. Solo che, al posto delle tapas, troverete i “cicchetti” (o “cicheti“) che (a differenza di quello che il nome può far pensare ad un non veneziano) non si bevono, ma si mangiano. Per 2/3 euro a pezzo (ma li abbiamo trovati anche a €1,50) potrete assaggiare quasi tutti i piatti forti della cucina veneziana in formato mignon. Ovviamente, il tutto si accompagna con la classica “ombra de vin” o con uno spritz: se lo volete bere alla veneziana, ordinatene uno col Select al posto del solito Campari o Aperol. Dettaglio non trascurabile: nei bàcari non c’è servizio al tavolo, ma si ordina tutto direttamente al banco, anche se molti hanno una saletta in cui sedersi ed assaggiare qualche piatto vero e proprio, come in una classica osteria.
Oltre ai bàcari, in questo articolo troverete anche qualche spunto per gli amanti dei dolci e il racconto di una fantastica cena nel ghetto ebraico di Venezia.
Una vetrina davvero invitante, siamo entrati senza esitazione e non ci sbagliavamo. Non ci siamo contenuti, perciò possiamo consigliarvi diversi cicchetti: il baccalà mantecato su polenta bianca, il tortino di patate e tartufo, il salmone con uovo di quaglia e caviale, le seppie al nero su polenta bianca, il cicchetto formaggio, marmellata di zucca e aceto balsamico, il baccalà alla vicentina su polenta gialla e, dulcis in fundo… il vegetariano! Molto buoni anche i vini.





Schietto, alla mano, economico. Abbiamo assaggiato l’aringa, la polpetta di carne, la seppia al nero, il cicchetto formaggio, cipolla caramellata e noci. Tutto ottimo. Spritz con Select molto buono.

Qui in osteria potete arrivare ad orario di cicchetti e poi spostarvi nella sala ristorante per continuare con il pasto vero e proprio. Noi abbiamo iniziato con le sarde in saor, la frittata di verdure, la frittura e le polpette, di carne e di pesce. Abbiamo proseguito con spaghetti al nero e con le seppie e pomodoro. Molto buoni anche i vini.




Il nome era già garanzia di successo. Qui non perdetevi il crostino con il baccalà e il fiore di zucca. Ma sono altrettanto buoni il gambero e la sarda in saor, il baccalà fritto e i cannolicchi.


La ciliegina sulla torta della nostra passeggiata nel quartiere ebraico (non perdetevelo assolutamente), questo ristorante è il connubio perfetto tra la tradizione kosher e la cucina veneziana. L’antipasto Gam Gam è un must, l’hummus con carne un’esplosione di sapori. Assaggiate anche lo Shwarma (pollo e spezie) e il loro kebab (da perdere la testa!). Le porzioni sono molto abbondanti.




Cicchetti creativi, locale piccolo ma molto curato. Non perdetevelo.


Ripiene al pistacchio, alle mele, alla crema… fate attenzione: le frittelle della pasticceria Dolce Vita creano dipendenza.







Solo tre parole: tiramisù al pistacchio.

Assaggiate il pasticcino al frutto della passione e quello al pistacchio.



Niente, spazzolato tutto prima di fotografare. Street food veneziano da non perdere.



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Quando sarà finita l’emergenza sanitaria, se vorrete ripassare per Venezia posso darvi qualche dritta 😉
A Venezia c’è solo una piazza (gli altri sono campi… e un piazzale), mentre non c’è un quartiere ebraico, ma un ghetto che ha dato il suo nome agli altri in tutto il mondo.
Grazie Alessandro! Venezia è stupenda e ci torneremo sicuramente! 😊